Data decorrenza dimissioni volontarie: cosa dice la legge?
Dal 2016 la disciplina delle dimissioni volontarie dall’azienda ha subito un significativo cambiamento, giustificato principalmente dalla necessità di arginare il fenomeno delle dimissioni in bianco, ovvero quella cattiva prassi che faceva firmare ai nuovi assunti un documento con cui sottoscrivevano in anticipo le proprie dimissioni prestabilite, senza indicare una data. Evidentemente, così facendo il datore […]
Dal 2016 la disciplina delle dimissioni volontarie dall’azienda ha subito un significativo cambiamento, giustificato principalmente dalla necessità di arginare il fenomeno delle dimissioni in bianco, ovvero quella cattiva prassi che faceva firmare ai nuovi assunti un documento con cui sottoscrivevano in anticipo le proprie dimissioni prestabilite, senza indicare una data.
Evidentemente, così facendo il datore di lavoro poteva liberamente decidere, in modo sostanzialmente unilaterale, quando terminare il rapporto di lavoro senza procedere al licenziamento.
Ebbene, per arginare questo fenomeno, dal 2016 è stata introdotta una procedura telematica per la presentazione delle dimissioni con cui si elimina il vecchio documento cartaceo, redatto in anticipo. Ma quale è la data della decorrenza delle dimissioni volontarie con il nuovo modello? Che cosa dice la legge?
Il preavviso e la data di decorrenza delle dimissioni
Stando a quanto indica la legge in vigore, la data di decorrenza delle dimissioni è quella da cui – trascorso il periodo di preavviso – il rapporto di lavoro si intende cessato. La data è pertanto quella del giorno successivo all’ultimo giorno di lavoro.
In questo senso, entra in gioco la necessità di tenere in considerazione il periodo di preavviso, considerato che il lavoratore che si dimette deve – tranne qualche eccezione – darne comunicazione con un po' di anticipo, come previsto dall’art. 2118 del Codice Civile.
È peraltro proprio il preavviso a determinare la data di decorrenza delle dimissioni che, in ogni caso, non può coincidere con la data di presentazione della documentazione richiesta.
A quanto ammonta il periodo di preavviso
Non esiste un periodo di preavviso che sia identico per tutti i lavoratori, considerato che i giorni sono stabiliti dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro e, dunque, cambiano a seconda della categoria del lavoratore interessato, dal suo livello di inquadramento e dall’anzianità di servizio.
È proprio per questo motivo che diventa fondamentale consultare cosa prevede il proprio CCNL al fine di rispettare le tempistiche previste.
Tempi di preavviso e data di decorrenza delle dimissioni
Tutto ciò premesso, possiamo considerare però che le tempistiche sono in linea di massima le seguenti:
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inquadramento | Anzianità | Preavviso |
Full time | Più di 5 anni | Minimo 15 giorni |
Full time | Massimo 5 anni | Minimo 8 giorni |
Part time | Più di 2 anni | Minimo 8 giorni |
Part time | Massimo 2 anni | Minimo 4 giorni |
Ricordiamo però che quelle di cui sopra sono delle indicazioni di massima e che pertanto è sempre necessario attendersi alle regole che sono contenute nel proprio CCNL di categoria.
La data di decorrenza delle dimissioni da indicare nel modulo
A questo punto dovrebbe essere molto più chiaro comprendere quale sia la data di decorrenza delle dimissioni che deve essere indicata nel modulo online che si trova sul sito servizi.lavoro.gov.it e che può essere compilata anche ricorrendo a un soggetto abilitato (come il proprio sindacato o un patronato).
Facciamo però un esempio per spiegarlo ancora meglio.
Immaginiamo che il dipendente voglia cessare il proprio lavoro a partire dal 1 novembre. Considerato che il proprio contratto collettivo nazionale di lavoro prevede 15 giorni di preavviso, dovrà evidentemente darne comunicazione al datore di lavoro entro il 15 ottobre e indicare come data di decorrenza il 1 novembre.
Pertanto, rammentiamo anche in questa fase conclusiva del nostro approfondimento come per data di decorrenza delle dimissioni da lavoro si debba intendere la data in cui di fatto il dipendente intende interrompere il proprio rapporto di lavoro. Nell’indicarla dovrà tenere conto di alcuni fattori come i tempi di preavviso che sono stabiliti all’interno del proprio contratto collettivo nazionale o del contratto integrativo aziendale a cui deve fare riferimento espresso.
Speriamo che questo approfondimento ti sia stato utile. Se vuoi saperne di più sul mondo del lavoro puoi dare uno sguardo ai nostri articoli su quanto guadagna un consigliere regionale o quali sono le condizioni di lavoro degli specializzandi in medicina.